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di Carmine Negro


 

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Caravaggio a Napoli

Agli inizi del secolo, mentre ancora vigeva il gusto per forme intellettualistiche e idealizzanti caratteristiche dell'ultimo manierismo, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, con una modernissima intuizione, prospettò l'impatto emozionante di una pittura tratta dal "naturale" ossia dalla diretta visione della realtà, attraverso il guizzo ora descrittivo, ora violento della luce nell'attimo in cui si rivela.

Caravaggio soggiornò pochi mesi nella città partenopea e tanti bastarono per lasciare un impatto sconvolgente sulla pittura napoletana che fu deviata da un tranquillo corso tardo-manierista alle durezze di uno strepitoso naturalismo.
Alla fine di maggio del 1606 durante una rissa scoppiata per futili motivi, il maestro viene ferito, ma uccide a sua volta uno dei contendenti. Ricercato dalla giustizia, scappa precipitosamente; trova protezione presso i principi Colonna, dove dipinge "Cena di Emmaus". In questa tela le figure umane, emergendo dall'ombra, mostrano tutto il sofferto carico interiore di passioni e di emozioni caratteristico del periodo trascorso al Sud, passato nell'ansia e nella speranza di poter un giorno tornare a Roma. Caravaggio arriva a Napoli nel settembre 1606, preceduto dal clamore e dallo scandalo sociale e morale delle opere prodotte a Roma. A Napoli, in quel periodo, comandava con una politica di sfruttamento il viceré spagnolo Juan Alfonso Pimentel de Herrera, conte di Benavente. La città contava 250.000 abitanti (Roma ne contava 100.000) e tirava avanti con tasse e una sorta di tolleranza nei confronti dei soprusi dei baroni e ei feudatari. La religione era ossessiva, ma la povera gente le affidava le proprie speranze.
Caravaggio a Napoli lavora alacremente e il 9 gennaio 1607 consegna al Pio Monte le "Sette Opere di Misericordia" (vedi figura n: ). In questa tela le azioni di misericordia e di solidarietà vengono realizzate nel vicolo; la luce mette in movimento una folla gesticolante che rappresenta un'umanità costituita dalle diverse classi sociali; la Madonna ha le sembianze di una dolcissima popolana come popolani sono gli angeli che sorreggono il bambino. L'artista lavora poi alla "Flagellazione" (vedi figura n...) che, partendo per Malta, lascia probabilmente incompiuta. Infatti la radiografia eseguita a Parigi nel settembre 1988 ha mostrato che, al posto del flagellatore di destra, che ha somiglianze strettissime con i fossori del Seppellimento di S. Lucia dipinti più tardi in Sicilia, c'era nella prima stesura un forte ritratto d'uomo rivolto verso il Cristo.
Il quadro mostra il luminoso torso di Cristo, legato alla colonna, con intorno gli aguzzini che affiorano e immergendosi a turno nell'ombra, organizzano una girandola di tormenti che sembra non poter avere fine. Il modellato delle anatomie è robusto e corposo come in tutte le opere "meridionali" del maestro. Nel 1608 si trasferisce a Malta e prosegue, poi, per la Sicilia. Dal 20 ottobre 1609 fino al luglio successivo è di nuovo a Napoli. Insiste sul tema ossessivo del capo mozzato, dipingendo due versioni della Salomè con la testa del Battista e un patetico Davide con la testa di Golia, adombrando nei lineamenti stravolti del gigante ucciso un estremo autoritratto. Morì a Port'Ercole, mentre cercava di raggiungere Roma, il 18 luglio 1610, colpito da un attacco di febbre perniciosa all'età di soli 39 anni.
Il caldo realismo delle composizioni, l'affettuoso interesse verso un'umanità più dimessa e feriale, il drammatico linguaggio chiaroscurale, dove i corpi appaiono come folgorati da un subitaneo incidente luminoso emergendo solo parzialmente dalla densità delle ombre che si diffondono per tutta la scena, il rapporto fra lo spazio e le figure nonché la ricerca di un colore più "vero" influenzano fortemente l'arte in Italia ed in Europa. Scuole "caravaggesche" nascono un po' ovunque, prima fra tutte Napoli: Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione sono fra i principali esponenti di un ambiente vivacissimo e ricco di personalità di spicco
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